Castelmeteo. Un sito dedicato a Castelvetro di Modena,  meteorologia, arte, gallerie di foto antiche, moderne e la storia dell'antica fornace. A cura di Vinicio Cavallini


 

 

 

ARMODI

 

Per gentile concessione del nipote e mio amico Guido Roberto detto IL BIMBO

 

 

Si chiamava Pellati Igino ma da tutti veniva chiamato ARMODI.

Nessuno ha saputo spiegarmi da dove derivi questo “soprannome”

Nacque nel 1899 e morì nel 1968

Figlio di Francesco detto LA CHECA e di Diamantini Erminia detta LA CAGNINA.

Balbuziente e come tale solamente il fischio e le bestemmie gli uscivano bene dalla bocca.

Tutti possono ricordare la sua indimenticabile e bonaria imprecazione “ e mo chè… e mo chè… Ostia!!” ogni qualvolta non gli riusciva bene l’inizio della frase.

Fu uno dei “ragazzi del 99” ma contrariamente al fratello Giuseppe che veniva chiamato L’ARDITO non vantava di tanto coraggio e lo portarono via in cariola!!

Durante il regime, essendo di stampo socialista, era un perseguitato politico e per nascondersi “traslocò” al cimitero dove trovò alloggio in loculi vuoti (anche di notte!!) sentendosi a suo modo al sicuro da eventuali persecuzioni.

E del cimitero, Armodi, diventò poi un assiduo frequentatore ma non come normale visitatore ma coinvolto pienamente nelle attività cimiteriali ed era diventato un vero supporto a Gigin Al Bechein e poi a Gianni Marinelli nello sbrigare le faccende più disgustose come le esumazioni  dei cadaveri o lo spostamento di resti nell’ossario, etc.

Lui sbrigava tali compiti senza il minimo disgusto, come fosse una cosa normale; c’è da dire che le buone dosi di vino o di grappa che assumeva giornalmente lo rendevano pressoché disinibito alla pietà dei defunti e oserei dire quasi inattaccabile ad eventuali malattie visto che ogni tanto faceva delle cose proprio un po’ “Fuori di testa”.

Si dice infatti che per scommessa gli fu offerto di bere un boccale di vino dentro un “cranio” e lui pur di non rinunciare all’amata bibita,  lo bevve normalmente …oppure quando trovava qualche “dentiera” e se la provava!!! Ma lasciamo questi dissacranti aspetti.

Armodi era un gran bevitore e come tale era diventato la “macchietta” del paese dato che in lui l’alcol reagiva bonariamente diventando innocuo e simpatico anziché aggressivo e attaccabrighe.

Tutti gli volevano bene da vecchi a bambini. E tutti gli offrivano qualcosa, o un bicchiere di vino, o una sigaretta o un soldo, soprattutto quando innocentemente chiedeva   “ ahm , Cocco mi paghi da bere”.

E’ proprio vero il detto che se un assetato reclama da bere nessuno glielo offre e invece quando uno ha già il vizio di bere, tutti gliene esibiscono.

Sua moglie Ester detta LA PAGLIOTA ma da lui soprannominata AL PATOUN (per via del fondoschiena molto largo!!), conoscendo il vizio del marito, lo mandava fuori di casa senza un soldo e sobrio ma, a suo malgrado, lui ritornava sempre a casa ubriaco e con dei soldi.

La foto gentilmente rilasciata da Roberto, il nipote di Armodi, lo ritrae su una spiaggia al mare dietro uno rete di pescatori. Chissà forse era la prima volta che vide il mare.

Di Armodi rimane ancora adesso un buon ricordo proprio per la sua semplicità, bontà e simpatia e per il suo indimenticabile “ e mo chè… e mo chè , Ostia!!”                   

 

(Massimo Grampassi)

 


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