Castelmeteo. Un sito dedicato a Castelvetro di Modena,  meteorologia, arte, gallerie di foto antiche, moderne e la storia dell'antica fornace. A cura di Vinicio Cavallini


 

                                               

 

     BAGIARO

 

Ancora oggi questo possente nome sembra riecheggiare per le vie del Borgo.

Ma chi era costui?

Simonini Fulvio fu Arcangelo nato nel 1883 morto nel 1959, che tutti maggiormente ricordano con il nome di battaglia “Bagiaro” anche se nessuno è mai riuscito a darmi una spiegazione da dove possa derivare questo “Scutmai”.

Sposato con Benincasa Leonilde detta LA MORA dalla quale ebbe 7 figli; Angiolina, Giuseppina (detta la Pepa), Remilia, Bruno, Arcangelo (detto Al Bersaglier), Arteserse (detto Serso) e Edmondo (detto Al Nero).

Dall’aspetto mastodontico, faceva il “baruzer” ovvero il corriere/trasportatore, con il suo fedele cavallo, provvedendo egregiamente ad approvvigionare il paese..

Bagiaro era famoso per sua innata simpatia, per le sue spontanee battute e soprattutto per le sue quotidiane bevute  passando allegramente dall’osteria di Cavallini, a quella di Riccò e per finire a quella dell’Italina (dove c’è ora L’Osteria del Rio) per poi ritornare a casa a prendere delle sgridate dalla Mora.

Certo che per riempire quella stazza, ce ne voleva del vino!

E’ chiaro che con più era alticcio con più la sua simpatia si manifestava scendendo addirittura a livelli proprio comici

 

 

 

Le sue battute/frasi e le storie più celebri che tutti ricordano sono le seguenti:

-         ad una manifestazione fascista, sentì ripetutamente gridare: “Vincere e Vinceremo!!”. E lui con una saggia calma disse: “Sarebbe tanto, se riusciste a fare una patta!!”

-         durante un trasporto, capitò in quel di Spilamberto, dove alcuni tipi stavano vendendo delle fotografie del duce. Senza indugiare ne comprò una e dopo un po’ si fermò da un falegname a comprare una manciata di chiodi e la inchiodò alla ruota di legno del “baroz” e senza nessun timore continuò a passare tra le vie del paese. Un suo accompagnatore disse: “Ma Fulvio, non avete paura?” e lui : “macchè ma sono contento perché quando sarò arrivato a Castelvetro vedrai che gli sarà andato il sangue alla testa!!”

-         una sera sul tardi uscì dall’osteria con un paio di commilitoni cantando e rumoreggiando per le vie del borgo. A quegli schiamazzi, accorse il maresciallo dei carabinieri che, constatato il livello dell’alcol e capendo la situazione, dovette dire: “Simonini è meglio che vada a letto” e Bagiaro in dialetto: “Signor Maresciallo ma Lei la conosce mia moglie” e lui “No” . E Bagiaro: “Bene, se Lei la conoscesse di persona, non mi manderebbe a letto con lei” riferendosi al suo aspetto fisico che non era certo  dei più splendidi

-         Un tizio capitato nell’osteria (non mi ricordo chi fosse), che faceva la collezione di figurine dell’epoca, si lamentò del fatto che non riusciva a completare la collezione in quanto mancava “ La Donna Fatale”. Bagiaro udendo quelle parole disse: “Io posso accontentarti. L’ho io a casa. Vieni con me!” E facendosi seguire arrivò fin sotto la finestra di casa sua chiamò la moglie: “Mora, fat a la finestra!!” (Affacciati alla finestra). Appena lei si affacciò,  Bagiaro si rivolse al tizio e disse indicando la moglie: “Ecco, la donna fatale!!”

-         In un caldo giorno d’estate il Dott. Selmi (al dutor Sedoni), seduto davanti a casa,  per rinfrescarsi un po’, si era sollevato i pantaloni fino all’altezza del ginocchio mostrando a pieno due gracili gambe. Bagiaro a sua volta era seduto davanti all’osteria dell’Italina, a fianco della casa del Dott. Selmi, e continuava a fissare il dottore. Quando quest’ultimo se ne accorse disse in dialetto: “Sa ghet da guarder?” e Bagiaro, dimenticandosi totalmente del rispetto che bisognava dare al medico come una delle più alte cariche del paese, : “La guardavo perché stamattina mia moglie ha messo nel tegame una gallina e aveva due gambe che erano esattamente come le sue!!!” riferendosi alle gambe sottili e  pallide/giallognole del medico    

-         A Castelvetro capitò una carovana di zingari (li chiamavano i Montenegrini) che si accamparono lungo le rive del Guerro per un po’ di tempo. Mentre gli uomini si dedicavano a stagnare le pignatte, le loro donne, soprattutto le più giovani, essendo molto meno puritane delle donne italiane di allora, osavano mettere in mostra le proprie curve stimolando così lussuriosi “appetiti” agli uomini di Castelvetro. Un gruppo di queste piacenti “donzelle”, capitò nell’Osteria di Cavallini, e il buon Adolfo, sempre disponibile al divertimento, non esitò ad organizzare una festa da ballo all’istante con gli occupanti dell’osteria tra i quali Bagiaro . La serata era allietata dalla fisarmonica di Belloi Giulio detto PRIMO SANTAT che alternava valzer e mazurche ma il gruppo di le zingare, anch’esse armate di fisarmonica e tamburelli, vollero improvvisare “la danza russa” che richiede una certa abilità nello stare in equilibrio. Bagiaro si offrì di ballare questa danza con una di loro ma, forse ostacolato dalla sua mole e soprattutto dal suo stato di ebbrezza, cadde violentemente all’indietro rovesciando sedie, tavolini e bottiglie lì attorno, tra le mille risate dei presenti.

 

       Da queste storie, si può trarre che  Bagiaro era una vera fonte di simpatia e vuole ricordato per  

       questo.

 

(Massimo Grampassi)


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