Castelmeteo. Un sito dedicato a Castelvetro di Modena,  meteorologia, arte, gallerie di foto antiche, moderne e la storia dell'antica fornace. A cura di Vinicio Cavallini


LEGGENDE METROPOLITANE – La Bionda
 



Sapete perché la Via Bionda si chiama così?
Tutto deriva da una strana leggenda metropolitana di Castelvetro.
Fin da piccolo sono stato sempre appassionato di queste leggende popolari tanto più se legate a fatti misteriosi ed addirittura fantasmagorici.
Ebbene “La Bionda” sembra essere stata un “fantasma”.
Tale versione della Leggenda mi è stata narrata da mio nonno quando io avevo circa otto-nove anni.
La storia è ambientata circa alla metà del 1800. Mio nonno infatti era del 1905 e a sua volta questa storia gli venne raccontata come accaduta nella realtà quando lui aveva circa 10-11 anni, cioè a cavallo della prima guerra mondiale, dagli adulti di quell’epoca quindi fonte veritiera secondo la mentalità del suo tempo.
Una bellissima ragazza bionda tra i 18 ed i 20 anni abitava in una casa approssimativamente situata dove sorge l’attuale Via Bionda ed il suo compito era accudire maiali racchiusi in un porcile adiacente alla casa.
Era così attaccata ai suoi “porcellini” che ogni sera prima di andare a dormire e quindi in vestaglia, si recava nel porcile e chiamava a sè singolarmente ogni maialino, al quale lei aveva attribuito un nome, per dargli la buonanotte. E loro sembravano compiaciuti dalla dolce carezza sulla testa della loro buona padrona.
Un giorno, per cause ancora misteriose, questa ragazza venne uccisa.
Da quel giorno il suo spirito si recava comunque ogni sera in quel porcile e si sentiva la sua voce chiamare i maialini come faceva quando era in vita!!
Questa storia metteva molta paura ai bambini dell’epoca ma suscitava anche curiosità.
Mio nonno disse che spesse volte si recò con dei suoi coetanei in prossimità di quella casa ad aspettare fino a notte inoltrata di vedere lo spirito della bionda entrare nel porcile ed udire la sua voce, ma invano!!
Lo spirito della Bionda non è mai stato visto ma tanto tangibile è stata questa leggenda che quella strada è sempre stata chiamata “la streda ed la Bionda”.
Ora, avete mai fatto quella strada di notte e soprattutto a piedi?
Sarà forse perché mi sono fatto condizionare da questo racconto oppure per una “vera” presenza spiritica, che io trovo quel luogo particolarmente inquietante.
Negli anni settanta una ragazza fu trovata annegata in un lago lì vicino.
Forse casualità o forse “una maledizione” della Bionda?
Sarebbe forse superfluo, a questo punto, mettere in luce ciò che si muove dietro una leggenda del genere. È l'innata paura dell'uomo verso la morte, verso il possibile ritorno della persona morta. Non è forse per questo che sin dalla sua origine l'uomo seppellisce i suoi morti? Per la paura che essi possano tornare. È qui quindi che si basa lo sgomento che questa leggenda ci lascia, come d'altronde tutto ciò che riguarda i fantasmi in genere. Qui però non si tratta di un fantasma in genere. È il fantasma di una ragazza giovane, morta violentemente e non per colpa sua. Ecco quindi che l'immagine della ragazza si eleva ad una accusa verso la società , una società irresponsabile che ha condotto alla morte una giovane prematuramente, negandole tutto ciò di cui avrebbe potuto godere nella sua vita. Nasce quindi nell'ascoltatore di questo racconto un inconscio senso di colpa da parte di tutta la società, e, indirettamente, del singolo; è qui che si fonda il coinvolgimento che suscita questa leggenda, e che non accenna a diminuire.
Possa lo spirito della “Bionda” riposare in pace.

 

Massimo Grampassi


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