Castelmeteo. Un sito dedicato a Castelvetro di Modena,  meteorologia, arte, gallerie di foto antiche, moderne e la storia dell'antica fornace. A cura di Vinicio Cavallini


 

Cosa non c'è più. 

 

Ecco una carrellata di cose scomparse da Castelvetro.

 

- Il Rio e i ruscelli.  Al contrario di oggi, una volta Castelvetro pullulava di rii e ruscelli, c'era molta acqua risorgiva che formava pozze o piccoli torrenti. Se ne ricordano alcuni in prossimità del campo sportivo ed altri sopra alla Galassina. Il più grosso, "al Ré" (il rio), era stato addirittura incanalato in un profondo fossato. Alimentava i lavatoi, passava parallelamente al borgo, attraversava una galleria sotto le case poi tornava a spuntare davanti all' attuale caserma dei carabinieri e sfociava diritto nel Guerro.  Siccome il canale era profondo circa 3 metri, molti abitanti del borgo avevano il proprio accesso al Rio mediante una porta chiusa con un catenaccio ed una scala. Quando ero bambino  aveva per me un'attrazione irresistibile, molto spesso chiedevo a mia nonna di portarmi. Da più grande tante volte andavo a giocare nel Rio con gli amici. Misuravamo anche il coraggio: bisognava attraversare la buia galleria senza pila. In certi periodi dell'anno il rio era addirittura impetuoso, era per quello che lo avevano scavato così profondo. I vecchi ricordano che a volte andavano lì a lavare i panni. Mio zio ultranovantenne racconta che "al Ré" alimentava  quello stagno che c'è sulla sinistra imboccando via Ghiarone e che  in inverno caricavano quintali di ghiaccio per fare le ghiacciaie, antenate dei frigoriferi. In questo stagno si annegò anche una persona.

Il flusso d'acqua calò gradualmente negli anni fino a diventare un rigagnolo fetido formato prevalentemente dallo scarico di vecchie fognature e pieno di topi enormi. Quindi negli anni '70 lo copersero, oggi continua ad esistere, ma non alla luce del sole. Quel largo marciapiede davanti alla caserma è proprio il Rio ed il muretto dalla parte della campagna è ancora quello originale.

Nella rarissima cartolina a dx si vede il Rio in fase di scavo e la galleria sotto il borgo, in quella a sx il Rio in Via Marconi, esattamente dietro alle signore oggi c'è la caserma.

 

 

- I calderoni per la conserva di pomodoro. All'inizio di settembre quasi ogni famiglia produceva le proprie scorte di pomodoro,  Al centro dei cortili, ma anche sui marciapiedi più larghi, questi  grossi ed arrugginiti pentoloni facevano bollire per lungo tempo i vasi di conserva. A fianco, il tavolo con le casalinghe che li preparavano. L'atmosfera era festosa in quanto i lavori duravano svariati giorni ed era un'ottima occasione per fare delle chiacchiere e dei  pettegolezzi. Quasi sempre era collaborativo, un calderone serviva a più famiglie, che si aiutavano vicendevolmente sia nella preparazione che nella cottura. In tutto il paese si respirava l'odore dei pomodori tagliati assieme a quello della legna che brucia, per me è una cosa indimenticabile.

 

- I lavatoi. Nei primi anni '60 ricordo le lavandaie in piena attività. Il massimo del divertimento per me era azionare i tappi e le chiuse metalliche per far confluire l'acqua del Rio da una vasca all'altra. Questi ci sono ancora (per quanto?) ma ovviamente non funzionano più.

- Il vecchio meccanismo della pompa del borgo. Era divertentissimo pompare l'acqua mediante la grossa leva metallica.

- le panchine della ex Coop. In angolo tra via Sinistra Guerro e Via Borgo di Sopra, c'era la Coop. Lì a fianco, prima della Palta, c'erano due grosse panchine all'ombra di un possente platano,che essendo anche esposto a nord era un posto freschissimo dove fermarsi d'estate.

- il "giro del mulino". Dove ora c'è il pensionato Villa Marconi c'era il mulino, lo ricordo benissimo in funzione. Con le nostre biciclette "tagliavamo" l'angolo dell'incrocio passando nel cortile interno, era una scorciatoia. Il giro proseguiva per il borgo attorno a Villa Gemma.

- I campi di via Valle. Parallelamente a Via Borgo di Sopra, dove inizia la collina del castello, c'erano dei campi molto ripidi. Ideali per gli slittini, ricordo che il giorno successivo alla nevicata ci si trovava lì a decine, tutti bambini tra i 6 e i 15 anni. Un' altra "stazione invernale" era il pendio verso il Guerro di via del Cimitero.

- Il Nuovo Mondo. Soprannominato "il Congo", era una doppia cupola di cemento armato letteralmente gonfiata con dell'aria (vedi foto), un brevetto di Dante Bini  del 1964. Era un locale da ballo che raggiunse l'apice nei primi anni '70. Ricordo che noi entravamo alle 00:30 perchè non si pagava l'ingresso, in quanto all'01:15 chiudeva, bei tempi! E' stato abbattuto nel 2006.

- Il consorzio agrario. Al posto del centro commerciale c'era il classico palazzo stereotipato stile anni '50, vetusto, ma che al giorno d'oggi li si guardano come un pezzi di  modernariato.

- La passerella della Chierichina (la Ciarghéina). Ora l'hanno rifatta in cemento a mo' di ponte. Una volta era un'ascia di legno lunga 5 o 6 metri agganciata con un cavo d'acciaio per evitare che venisse portata via dalla piena. La sfida era attraversarla in bici a velocità sostenuta, una sorta di equilibrismo!

- Il distributore della Chierichina. Era nell'ultimo stabile prima della passerella, di fianco alla ferramenta di Ombrellucci, era gestito da una vecchietta "baffuta" da tutti conosciuta come l' Imelde ed Stivanein che gestiva a sua volta il negozio di alimentari lì di fronte (dove c'è adesso l'immobiliare Terzi).

Un distributore in miniatura, con due pompe rosse, quella della miscela funzionava a mano. Da notare che le automobili si fermavano lì davanti senza causare nessun intralcio, è incredibile, riportato al traffico d'oggi.

- Il distributore di Vasco. Ora c'è  il forno, a fianco della lavanderia. Guardate queste rare foto delle varie fasi della costruzione dell'edificio. La gestione passò ai Bonomi, infine a Zona.

 

           

 

- la macelleria equina dell' Olga ed Marcelo, davanti alla Coop.
- la latteria della Remilia, alla Chierichina tra la calzoleria di Sala e la ferramenta di Ombrellucci
- la macelleria di "Dal Rio" di fronte al citato Consorzio Agrario
- la merceria della "Teresa ed Grana" dove sorge l'attuale farmacia.

- Alcuni scherzi di Carnevale eliminati per la loro relativa pericolosità. Le fialette puzzolenti: era acido solfidrico con il classico puzzo di uova marce, pestate negli ambienti affollati erano di "grande effetto". La polvere starnutina: non so cosa fosse esattamente ma l'effetto era quello del pepe se inalato, compresa l'irritazione per gli occhi. La polvere grattatina: messa nella schiena del malcapitato, questo non poteva fare a meno di grattarsi, sembrava più una fibra sminuzzata che polvere, oserei dire che fosse lana di vetro! Le castagnole: non quelle mini di adesso, erano dei cubi rossi e verdi di circa 1 cm. di lato e facevano un gran botto.

 

- L' autostop. Oggi fa quasi inorridire, ma  chi della nostra età non è mai andato in giro in autostop? All'inizio era una prassi riservata ai "figli dei fiori" ma nei primi anni '70 ci fu un vero e proprio boom. Chi per esigenza, chi per moda, era un fatto normale. Gli autostoppisti erano ovunque all'uscita dei centri abitati, erano tanti che ho assistito diverse volte a litigi per la conquista del posto più strategico. Sul ciglio della strada col dito pollice alzato, a volte l'attesa era pressoché nulla, ma alcune altre era lunghissima, anche 1 ora, magari in condizioni climatiche avverse. Ricordo una volta di essere ritornato a casa a piedi da Vignola. Il fenomeno era ben tollerato anche dai genitori, che si limitavano a poche raccomandazioni, non vi erano pericoli concreti, l'esatto contrario di adesso.

In quel periodo tutti possedevamo  il motorino, ma era molto più "figo" arrivare ad un appuntamento in autostop, anche perché così  era possibile indossare i capi di abbigliamento migliori, infatti i motorini di allora "sputavano" olio da tutte le parti. L'autostop è rimasto in voga fino alla metà degli anni '80, poi è rapidamente scomparso sia per motivi di sicurezza ma anche per il miglioramento del tenore di vita che ha permesso proprio a tutti di acquistare un'automobile.

 

 


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