Castelmeteo. Un sito dedicato a Castelvetro di Modena,  meteorologia, arte, gallerie di foto antiche, moderne e la storia dell'antica fornace. A cura di Vinicio Cavallini


 

 

 

TETA’

 

Si chiamava Venturi Dorindo fu Ferdinando classe 1908, ma tutti lo chiamavano “Tetà”.

Apparteneva alla famiglia dei Venturi di San Polo detti “I Long”.

Tetà, se esistesse al giorno d’oggi, sarebbe attorniato sicuramente da assistenti sociali, psicologi, dottori specializzati e chi più ne ha più ne metta; infatti era muto dalla nascita ed emetteva solamente strani suoni o parole soffocate, e il suo problema lo portò addirittura ad uno stato di anormalità, quello che oggigiorno verrebbe chiamato “cerebroleso”.

Ma Tetà forse era più normale di tanti altri che magari lo prendevano in giro; era assolutamente innocuo, si dava da fare nei lavori di campagna ed era perfettamente integrato nella società castelvetrese tanto che tutti gli volevano bene. Chi gli offriva da bere, chi lo faceva ridere e chi se lo tirava dietro come fosse una persona normalissima.

Una volta era con un suo nipote nel Guerro e volle ritornare verso casa – che era poco distante-  ma improvvisamente perse l’orientamento e continuò a camminare sempre diritto lungo la riva del fiume con questo bambino per mano tanto da smarrirsi  e stettero “persi” per un giorno e una notte mentre i parenti e tutti i conoscenti si davano alle ricerche.

Nella sua “anormalità”, Tetà riuscì a prendersi cura di questo nipotino tenendolo sempre vicino a lui e cercandolo di tranquillizzare.

Giunto su di età, con l’aiuto dell’Ing Manfredini, lo portarono in uno ospizio a Fontanaluccia per persone anziane e con problemi simili ai suoi, dove si integrò bene e dove passò il resto della sua vita.

Ora Tetà riposa nel piccolo cimitero di Fontanaluccia, vicino a Frassinoro, ma il suo ricordo rimane ancora in vita a Castelvetro.

 

(Massimo Grampassi)

 


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